Isaac ben Shelomoh Israeli
A cura di Giada Coppola
A partire dal X secolo il neoplatonismo fa il suo ingresso all'interno delle speculazioni filosofiche del pensiero ebraico medievale. L'interesse verso gli scritti neoplatonici è prettamente incentrato sulla modalità in cui in questi sia possibile una conciliazione tra filosofia e testi rivelati.
Isaac ben Shelomoh Israeli è il primo pensatore ebreo, dopo Filone d'Alessandria, a tentare una conciliazione tra la filosofia classica e il pensiero tradizionale giudaico. Isaac Israeli nacque attorno al 850 in Egitto fu medico di al-Mahdi, fondatore della dinastia fatimide nell'Africa del Nord e morì nel 932 circa (secondo molti studiosi il filosofo fu molto più longevo, attribuendogli come data di morte il 955).
Numerose sono le opere che Israeli produsse, molte delle quali ebbero molta fortuna nel mondo latino, Gerardo da Cremona, infatti, tradusse in latino due opere del filosofo ebreo il Libro delle definizioni e il Libro degli elementi. La stessa fortuna ebbero le opere mediche scritte da Isaac Israeli infatti anche queste ebbero molta influenza e diffusione nel mondo ebraico e latino fino a tutto il Medioevo, tanto che Maimonide sostenne che Israeli “fu solo medico”, sottovalutando le altre sue produzioni letterarie.
Isaac Israeli avrebbe indicato, in un passo che ci è giunto, quali fossero le sue opere più importanti: “Ho scritto quattro libri che faranno sopravvivere la mia memoria più di quanto avrebbero fatto dei figli: il Libro sulle febbri, il Libro degli alimenti e delle droghe, il Libro degli elementi” ( cfr. Colette Sirat La filosofia ebraica medievale secondo testi editi ed inediti, a cura di Bruno Chiesa, Paideia Brescia 1990)
Isaac Israeli dunque scrisse numerosi trattati e opere di ampia diffusione: il Libro delle definizioni (Kitab al-hudud in arabo, Sefer ha-gebulim in ebraico ); il Libro delle sostanze ( Kitab al-gawahir in arabo); il Libro degli elementi (Kitab al-ustuqussat in arabo, Sefer ha-yesodot in ebraico ); un'Introduzione alla Logica (al-Mudkhal ila l-mantiq in arabo) andata perduta; il Libro dello spirito e dell'anima ( Sefer ha-ruah weha-nefesh in ebraico) unico testo in ebraico composto da Israeli in cui l'autore cita espressamente la Bibbia e le Sacre Scritture, probabilmente poiché destinato ad un pubblico ebraico. Numerosi sono gli scritti di medicina alcuni dei quali sono andati però perduti: il Libro degli alimenti e delle droghe, il Libro delle febbri, il Libro sull'urina, un Libro sulla pulsazione, un Libro sulla teriaca ed alcuni attribuiscono a lui un' Introduzione all'arte medica.
Il pensiero di Isaac ben Shelomoh Israeli come ho accennato nella brevissima introduzione è indubbiamente influenzato dalle dottrine neoplatoniche e in particolare dagli scritti di Plotino e Proclo, anche se ci sono “contaminazioni” dirette con il pensiero di Aristotele, soprattutto per quanto riguarda la concezione del mondo fisico, ed in particolare per la descrizione dei quattro elementi che sono a fondamento del mondo fisico e della terra.
Secondo Isaac Israeli Dio, ente perfettissimo, ha creato il mondo a partire da una materia prima e da una forma prima che hanno dato origine all'Intelletto, da questo per emanazione ( come proprio della filosofia neoplatonica) discende il “mondo delle anime” ovvero l'anima razionale ( l'anima che è prerogativa dei soli uomini e che trae origine da una “luce purissima”) l'anima animale e l'anima vegetale. Dopo il mondo delle anime sempre per emanazione discendono il mondo delle sfere, il mondo sublunare con i quattro elementi (aria, acqua, fuoco e terra) la cui mescolanza e composizione è fondamento del mondo fisico.
Questa particolare teoria è stata anche definita “metafisica della luce” poiché l'anima può risalire verso la sua dimora originaria ovvero l'Intelletto, sino a raggiungere Dio. “L'effluvio spirituale, la luce dell'Intelletto, penetra tutta la gerarchia degli esseri viventi per arrestarsi solo davanti al mondo minerale. Più questa luce si allontana dalla fonte, più si ottenebra e si affievolisce, pur senza sparire del tutto, e il raggio di luce attraversa tutto lo spessore dei corpi e li congiunge alla fonte brillante e perfetta dell'Intelletto” ( cfr. Colette Sirat, La filosofia ebraica medievale, p. 89).