GIOVANNI TAULERO
A cura di Mai Saroh Tassinari
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Dominicano tedesco e divulgatore del misticismo di Giovanni Eckhart in lingua tedesca, Giovanni Taulero fu uno dei più grandi mistici e predicatori del Medio Evo; nacque a Strasburgo intorno al 1300 e vi morì il 16 giugno 1361. Figlio di un signore benestante, sembra che, ancora giovane, sia entrato nell’Ordine Dominicano della sua città perché, secondo la sua propria testimonianza, la vita ascetica di quell’ordine lo affascinava. È possibile che, durante i consueti otto anni di studio nel monastero, abbia ascoltato i sermoni di Eckhart, con il quale strinse una più stretta conoscenza in seguito, quando studiò all’università dell’ordine a Colonia e probabilmente nello stesso modo conobbe anche Enrico Seuse, detto Susone (1295 circa - 1366).
Non è certo che abbia studiato anche a Parigi; si propende piuttosto nel pensare che da Colonia sia ritornato a Strasburgo. All’incirca dal 1339 al 1347 o 1348, Taulero visse a Basilea dove, assieme a Enrico di Nördlingen, era il centro di una grande società chiamata gli “Amici di Dio di Basilea”; essa era composta da persone che prediligevano la vita mistica. In seguito, ritornò a Strasburgo, dove fu predicatore. Christina Ebner loda i suoi discorsi infiammati che accendevano gli spiriti di tutti quelli che lo ascoltavano; Rulman Merswin lo scelse come suo confessore. Successivamente, visse per qualche tempo a Colonia e durante l’ultimo periodo della sua vita si trasferì nuovamente a Strasburgo.
Il “Meisterbuch” degli “Amici di Dio dell’Altopiano” fornisce il ritratto di un maestro delle Scritture che nel 1346 attirò molta attenzione con i suoi sermoni. Un giorno, un laico accusò questo maestro di cercare solo la sua gloria personale piuttosto che quella del Signore, aggiungendo inoltre che probabilmente egli non aveva sopportato i fardelli che aveva imposto agli altri. Senza fare nessun accordo, il maestro si fece guidare dal laico e imparò da lui a dimenticare il mondo e se stesso, a volgere tutti i suoi pensieri verso Dio e a condurre una vita interamente dedicata allo Spirito. Per due anni visse recluso e, quando poi incominciò a predicare di nuovo, la prima volta l’effetto fu talmente grande che quaranta di coloro che lo stavano ascoltando ebbero le convulsioni e dodici poterono essere rianimati soltanto a stento. Dopo nove anni, il maestro si ammalò gravemente e, dopo aver chiamato il laico, gli affidò un resoconto scritto della propria conversione, al quale l’uomo aggiunse cinque sermoni che aveva copiato in precedenza. Una volta, era ovvio identificare Taulero con questo maestro; il “Meisterbuch” era del 1498, incluso nelle edizioni dei sermoni di Taulero. In tempi più recenti anche Preger ha confermato questa opinione, ma nel trattato “Taulers Bekehrung” Denifle ha apportato prove schiaccianti contro questa teoria; questo punto di vista è ora generalmente accettato. La storia raccontata dal cronista di Strasburgo, Speckle (morto nel 1589), è intrisa di falsità e riferisce che Taulero si oppose al papa e al divieto che egli aveva imposto a Strasburgo durante la lotta tra il papato e l’imperatore Luigi il Bavarese.
Gli scritti di Taulero non sono ancora stati oggetto di una approfondita analisi critica; si sa solo che molto di ciò che gli è stato attribuito è dubbio, molto non è autentico. Sicuramente non scrisse il libro del “Nachahmung des armen Lebens Christi” o “Von der geistlichen Armut”; gli “Exercitia super vita et passione Jesu Christi” e le canzoni spirituali attribuitegli sono anch’essi spuri. Nella migliore delle ipotesi, scrisse solo una piccola parte del “Medulla animae” o delle “Institutiones divinae”; quindi, solo i sermoni rimangono quale sua opera effettiva. La prima edizione apparve nel 1498 a Leipzig e includeva 84 sermoni; la seconda (Basilea, 1521-22) ne aggiunse altri 42, alcuni dei quali, ad ogni modo, persino nell’opinione dello stesso editore di quell’edizione, non erano di Taulero; nella terza (Colonia, 1543) ne vennero aggiunti 25, tra i quali ve ne sono altri che sono spuri. Quest’ultima edizione venne tradotta, o meglio parafrasata, in latino da Laurentius Surius (Colonia, 1548) e venne poi impiegata per traduzioni in varie lingue e per ritraduzioni in tedesco, sia cattoliche che protestanti. Le edizioni moderne (Francoforte, 1826, 1864, 1872; Berlino, 1841) sono basate sulle vecchie edizioni tedesche. Ferdinand Vetter ne ha curata una (Berlino, 1910) basata sul manoscritto di Engelberg (l’unico redatto a Colonia e il più antico, che forse può presentare la collazione rivista da Taulero stesso), su quello di Friburgo e su copie di tre manoscritti bruciati a Strasburgo nel 1870; questa edizione contiene 81 sermoni.
I sermoni sono tra i più bei monumenti alla lingua tedesca, al credo fervente di questa cultura, e al suo profondo sentimento spirituale. Il linguaggio usato è pacato e misurato, eppure caldo, animato e ricco di immagini. Taulero non è così congetturale come il suo maestro, Eckhart; al contrario, è più chiaro, più pragmatico e più vicino alla gente comune; a tutto ciò si aggiunge il fervore ereditato da Susone. L’espressione usata da Christina Ebner, secondo cui Taulero aveva incendiato il mondo intero con i suoi discorsi infuocati, non significa che ipnotizzasse il suo pubblico, ma che riscaldava e infiammava i cuori di chi lo ascoltava con la fiamma tranquilla dell’amore puro che bruciava nel suo stesso cuore.
Il centro del misticismo di Taulero è la dottrina della visio essentiae Dei, la beata contemplazione della conoscenza della natura divina. Egli mutua questa dottrina da Tommaso d’Aquino, ma si spinge oltre nel credere che la conoscenza del divino sia raggiungibile in questo mondo da un uomo perfetto e che dovrebbe essere ricercata con ogni mezzo. Dio è presente in ogni essere umano: tuttavia, per far sì che questo Dio trascendente possa apparire nell’uomo come un secondo soggetto, le attività umane, peccaminose, devono cessare; in questo tentativo, un aiuto è fornito dalla luce della grazia che eleva la natura umana al di sopra di essa. La via che conduce a Dio è attraverso l’amore, poiché Dio risponde alla sua più alta espressione mostrando la sua presenza. Taulero dispensa i consigli più svariati per raggiungere la vetta della religione, dove il Divino entra in contatto con i soggetti umani.
È necessario accennare qualcosa riguardo la posizione di Taulero nei confronti della Chiesa. Lutero lo lodò ripetutamente e i protestanti hanno sempre avuto un’opinione molto elevata di lui e lo hanno incluso tra i “riformatori prima della Riforma”; tuttavia, adesso essi ammettono che era “in realtà interamente medievale e non protestante”; in effetti, era un figlio rispettoso della Chiesa e non pensò mai di venire meno alla sua fedeltà. La sua opinione viene espressa molto chiaramente nel suo sermone su san Matteo; si schiera apertamente contro l’eresia, soprattutto quella di Brethren sullo Spirito Libero. Ciò che attrasse Lutero probabilmente non fu la dottrina di Taulero in sé, ma solo qualche pensiero secondario sparso qua e là nei suoi scritti; forse gli piacque che la parola indulgenza apparisse solo una volta nei suoi sermoni, o forse gradì il fatto che Taulero desse meno importanza alle opere, o forse era affascinato dalla profonda onestà di questo uomo impegnato in un’incessante ricerca di Dio.