TEODORO DI ASINE

 

Dopo che Giamblico fu morto, la Scuola da lui fondata si sciolse. Sopatro di Apamea, che Eunapio considera come il pensatore Più importante tra i discepoli di Giamblico, resta per noi poco più che un nome, in quanto non ci sono rimasti documenti e testimonianze che ci permettano di ricostruirne il pensiero. Egli si trasferì a Costantinopoli, dove esercitò, dapprima, grande influenza alla corte imperiale, ma poi fu giustiziato sotto l’accusa di magia. Di Dessippo è sopravvissuto un commento alle Categorie, che però non ha grande valore filosofico. Decisamente più importante è, invece, Teodoro di Asine, di cui ci è stato tramandato un certo numero di testimonianze. Egli nacque nell’ultimo trentennio del III secolo e morì, al più tardi, intorno al 360 d.C. Nei suoi anni giovanili poté ancora udire Porfirio e, successivamente – forse solo per breve tempo – Giamblico. Il Teodoro di cui parla Eunapio (Vite, V, 1, 4-5) è probabilmente Teodoro di Asine. Questi intrattenne rapporti con Amelio (il discepolo di Plotino) e – forse mediante Amelio – anche con il pensiero di Numenio di Apameo. Fu discepolo, dapprima, di Porfirio, e, poi, fu alla Scuola di Giamblico, di cui criticò aspramente le tesi portanti. In particolare, non sembra essersi interessato delle pratiche teurgiche. Ma la sua metafisica dipende indubbiamente dalle novità filosofiche introdotte dal pensiero di Giamblico. Egli pose un “Primo”, inesprimibile e indicibile, come “fonte di tutte le cose e causa della bontà”. Dal Primo dedusse una triade che esaurisce il “piano dell’intelligibile”, e che egli chiamava – con una terminologia schiettamente plotiniana – l’“Uno”. Si trattava, dunque, di un “Uno triadico”, cioè di una “triade unitaria”. I membri di questa triade vennero denominati sfruttando la simbologia dei tre suoni di “en”, ossia dell’Uno, secondo i metodi del Neopitagorismo. A questa triade, Teodoro di Asine fece seguire quella che esaurisce il “piano dell’intellettuale”, caratterizzata dall’“essere”, dal “pensare” e dal “vivere”. Inoltre, egli dedusse una triade di Demiurgi, caratterizzata, rispettivamente, dall’“ente”, dal “pensiero” e dalla “vita”. Per caratterizzare questa triade, Teodoro di Asine usava i sostantivi corrispondenti agli infiniti con cui indicava i membri della precedente triade: voleva così significare che quelli erano prodotti dall’attività di questi. Inoltre, divise anche ciascun membro di questa triade in altre triadi. Infine, distinse tre ipostasi anche nell’ambito dell’anima. Complesse distinzioni Teodoro di Asine operò, ulteriormente, a proposito dell’Anima (distinta in “Anima in sé”, “Anima universale” e “Anima del Tutto”), e considerata in sia sé sia nei suoi rapporti col corporeo, con considerazioni pitagoreggianti desunte dalle lettere della parola psyché e dal corrispondente numero. Il pensiero di Teodoro, consolidando il sistema della dialettica triadica, apre la strada alla definitiva sistemazione di Proclo e della sua riflessione.

 


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