ERNST TROELTSCH
A cura di IL DIOGENE
Ernst Troeltsch (1865 -
1923), teologo, filosofo e storico di grande cultura, si occupa soprattutto del
rapporto tra storicismo e religione. Egli coglie ben presto i limiti delle due
principali tendenze del pensiero a lui contemporaneo, ossia il naturalismo (a
causa del suo esasperato determinismo) e lo storicismo (per via del suo nefasto
relativismo): in tali tendenze crede di individuare i segni dell'indifferenza e
della stanchezza che caratterizzano la sua epoca e a cui intende contrapporsi.
Secondo Troeltsch, storia e religione sono due termini antitetici. Da una parte,
infatti, la conoscenza storica mette in evidenza il condizionamento di ogni
forma di religione e la sua appartenenza a un processo di sviluppo; dall'altra,
la religione pretende di valere universalmente. Questa contrapposizione dà
origine a una crisi non soltanto della religione ma anche della teologia: la
religione cristiana perde sempre più la propria base soprannaturale, mentre la
sua giustificazione teologica si trova a fare i conti con la coscienza storica,
la quale va vieppiù affinandosi. Troeltsch afferma che le religioni sono fatti
storici individuali, storicamente condizionati, benché ci sia sempre la
possibilità che certi eventi religiosi siano prodotti da fattori altrettanto
religiosi (Weber arriverà a dire che certi eventi religiosi possono anche
produrre fenomeni socio-economici). Questa indipendenza della religione dalla
causalità naturale viene interpretata da Troeltsch come la presenza
dell'infinito nel finito (col che egli, pur avendo di mira l'obiettivo di
superare il relativismo storicistico, ricade nell'idealismo).
Il cristianesimo è considerato da Troeltsch non
come l'unica religione valida, bensì come la religione più elevata: non quella
che ha raggiunto la verità, ma quella che più le si avvicina. La possibilità
della religione viene giustificata da un punto di vista formale con il richiamo
alla teoria dei valori, e in particolare a Rickert, osservando che se è vero
che le religioni sono molteplici, è vero anche che al loro interno sono
individuabili verità o principi comuni nei quali gli uomini si riconoscono:
sono quindi relative le forme storiche con cui le religioni si esprimono, ma
non sono relativi i valori di cui esse sono portatrici. Troeltsch ha dunque preteso
di respingere sia la soluzione positivistica che faceva della religione uno
stadio primitivo dell'umanità, sia quella romantico-idealistica che vedeva
nelle diverse religioni la realizzazione di un'essenza universale. Successivamente,
per influsso di Weber, Troeltsch esaminerà i rapporti della religione da un punto di
vista sociologico, rapportandola all'economia.
Secondo Troeltsch, il compito della filosofia del
XX secolo è quello di portarsi al di là dello storicismo. Ciò era stato sottolineato
anche dai neokantiani nella loro ricerca di nuove basi su cui fondare valori
etici e conoscitivi. Ma, a differenza della “Scuola del Baden”, Troeltsch cerca
di evitare il ricorso a valori soprastorici, riuscendo a trovare risposta ai
problemi dello storicismo all'interno dello stesso storicismo.
Nelle forme mature della sua riflessione, ovvero nelle opere Lo storicismo e
i suoi problemi e Lo storicismo e il suo superamento, Troeltsch
traccia una strada che - a suo giudizio - permette di uscire dal relativismo e
portare alla costruzione di nuovi valori. Essenzialmente, la proposta di Troeltsch
poggia sul recupero della nozione romantica di "individualità",
che dovrebbe poter offrire, sia pur nella mutevolezza degli eventi, un punto di
riferimento saldo e sicuro. Troeltsch osserva che se prendiamo in esame epoche
diverse siamo costretti a riconoscere da una parte la relatività dei valori di
ognuna di esse e dall'altra una sorta di ripetizione degli stessi valori, sia
pur in forme sempre diverse. Nello scritto Lo
storicismo e i suoi problemi, egli afferma che lo storicismo diviene la storicizzazione
di ogni realtà (statale, religiosa, politica, culturale). La categoria fondamentale
dello storicismo sarà allora quella di “totalità individuale” che corrisponde all’
unità autocentralizzata di Dilthey. Lo storicista deve trovare ciò che vi è di essenziale
all’ interno della storia. I valori pur manifestandosi in forme diverse, soggiacciono
ad un principio universale assoluto.