IL PENSIERO
Nel Rinascimento ottiene notevole successo anche l' edonismo , nella formulazione datane da Epicuro . L' imitazione in Valla e non solo non é del tutto servile , perchè l' edonismo ha la sua radice nel sentimento terreno della nuova vita , che si abbandona al libero gioco dei suoi sensi , delle sue passioni , delle sue attività . La natura per il Valla non é matrigna , é invece benigna largitrice del piacere e alleviatrice delle cure dei mortali : l' amore della gloria , fuori dal clima edonistico , non é che una vana chimera ( che giova infatti ai morti la gloria , se non hanno sensi per goderla ? ) ; e l' infamia é fuggita non come cosa disonesta , ma perchè si teme con essa di diventar ludibrio degli altri o di perdere credito ; la gloria e il disonore non sono che mezzi subordinati al fine del piacere . E l' edonismo non é impeto bestiale , bensì é dottrina che implica ragione e discernimento , per cui il saggio " antepone i danni minori ai maggiori e i beni più grandi ai più piccoli " . In questo senso il piacere prende il nome meglio appropriato di utile ed estende l' azione dell' individuo dalla sfera particolare della sua sensibilità a quella più vasta del consorzio civile : l' utilità infatti costituisce i governi , informa le leggi , detta le pene . La stessa vita celeste é , come é chiamata nella Scrittura , " paradisium voluptatis " : la speranza in un al di là , invece di troncare , completa , rendendolo eterno , il nostro piacere e ci dà nuova forza per sopportare le molestie dell' esistenza terrena . E perchè mai la dottrina cristiana insisterebbe sulla reintegrazione dei corpi , nel giorno finale , se non per darci una maggiore capacità di godimento . L' immaginosa rappresentazione dell' altra vita si chiude con una evocazione di convivii e di trionfi , che ricordano , assai da vicino , quelli della gaudente società italiana del '400 : epilogo inatteso e del tutto estraneo al " sermon prisco " degli epicurei , il cui tetro pessimismo non lascia nessuna traccia nell' originale imitazione del Valla . Particolarmente interessante e famoso é l' elogio dei piaceri effettuato dal Valla , soprattutto quello del vino , riservato esclusivamente agli uomini ed estraneo agli animali ; Valla avrebbe voluto anche elogiare il riso come massimo piacere , ma non lo fece perchè consapevole che ad esso si accompagna il pianto , che tuttavia , agli occhi del Valla , é sfogo del dolore e quindi dono riservato all' uomo , proprio come la parola , la capacità di riflettere e di aver coscienza di sè . Il vino , poi , non é un piacere idoneo solo a una certa fascia d' età , come la maggior parte dei piaceri , che sono riservati ai giovani , ma esso é sommamente caro a tutti , senza differenza di sesso o di età , anzi più si é anziani e più lo si apprezza . Valla arriva addirittura a parlare a tu per tu con il vino , che chiama " padre dell' allegria , maestro dei grandi , compagno nella felicità , sollievo nell' avversità , preside dei convivii , capo e direttore delle nozze , arbitro di pace , padre del dolcissimo sonno , ristoratore delle forze negli stanchi corpi ... " e in molti altri modi , con animo pervaso da estasi .
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