Il terzo libro della Repubblica |
Critica
alla teologia omerica La dei poeti "Imitazione" e educazione Musica ed educazione Sophrosyne e eros L'educazione del corpo Il racconto fenicio |
Critica alla teologia omerica
A questo punto, Socrate ricorda che non ha ancora affrontato la questione fondamentale del dialogo, e cioè che cosa sia la giustizia: ha solo parlato di dei, eroi ed oltretomba, ma non di uomini. Degli uomini si potrà parlare solo una volta capito che cosa sia la giustizia, e non prima. La lexis dei poetiQuello che è raccontato o detto (leghetai) dai narratori di miti (mythologoi) e dai poeti è narrazione di cose passate, presenti o future. Ai diversi tipi di narrazione, classificati secondo questo criterio, corrispondono diversi generi letterari. Tipi di narrazione e
generi letterari
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Imitazione e educazione
A questo punto Socrate sembra cambiare prospettiva, perché chiede a Adimanto se i guardiani devono o no essere "mimetici", cioè devono essere in grado di imitare molteplici aspetti e frazioni della natura umana, e lo induce a rispondere negativamente. I guardiani hanno un ruolo specializzato (v. Eraclito DK B 40), e devono dedicarsi a quello; pertanto, se proprio devono imitare qualcosa, deve essere loro presentato come modello solo l'uomo virtuoso. [394e ss] "Nella nostra politeia non esiste uomo doppio né multiplo, poiché ciascuno fa una cosa sola." [397e] Socrate passa dalla prospettiva dell'autore a quella dell'esecutore e del pubblico come se fra queste prospettive ci fosse una continuità, anzi, quasi un'identità. La poesia della tradizione orale richiedeva una simile continuità, proprio perché essa non era pensata come esistente in un testo scritto, prodotto del lavoro creativo di un autore, ma perdurava solo come patrimonio collettivo, nella memoria tramandata oralmente: esisteva, dunque, solo in quanto veniva eseguita e riusciva a coinvolgere gli spettatori, facendosi ricordare. Per questo autore, esecutore e pubblico possono essere pensati come immedesimati in un unico e corale processo mimetico. Ma il nuovo sapere concettuale, connesso alla scoperta della scrittura come strumento di trasmissione culturale. richiede, nello stesso tempo, personalità e specializzazione: il tempo della memoria cede il passo a quello dell'elaborazione critica. E' dunque essenziale fare i conti con tutti gli strumenti di cui si valgono i poeti per incatenarci al ricordo e al passato: Socrate, perciò, dopo aver affrontato la lexis, si occupa anche del canto e della melodia, chiedendosi quali armonie e quali ritmi si addicono ai guardiani. [398c ss] Se si mira a rendere attraente la sophosyne, l'armonia dovrà essere semplice, e il ritmo elegante e controllato. [401a] Per capire l'attenzione che Socrate dedica alla musica in senso stretto, occorre tener presente che il poeta cantava, accompagnandosi con uno strumento, non soltanto per riuscire più gradevole, ma per imprimere delle nozioni nella mente degli ascoltatori. Armonia e ritmo rendono più facile il ricordo, perché fanno sì che l'apprendimento mnemonico non sia una attività esclusivamente mentale, ma coinvolga tutto il corpo, in modo da sviluppare degli automatismi contemporanemente psichici e fisici. Un poeta consapevole della sua funzione, come Esiodo (VIII-VII sec. a.C.), non si limita a invocare una musa "specializzata" nella poesia, ma pone all'inizio della sua Teogonia un inno alle Muse, che le celebra tutte e nove, nella complessità delle loro funzioni "artistiche" e politiche. La mousiké, nel suo senso ampio di complesso di arti cui presiedono le Muse, è - dice Socrate - uno strumento essenziale per l'educazione dei cittadini, perché, fin da bambini, li guida senza che se ne accorgano all'apprezzamento disinteressato (philia) e alla consonanza (symphonia) con la bella ragione (kalos logos). [401d] In questo modo, il bambino acquisirà una propensione ad apprezzare il (moralmente) bello e a disprezzare il (moralmente) brutto, prima di essere in grado di afferrarne il logos. [402a] Mentre i bambini vengono indirizzati alla virtù senza che se ne rendano conto, chi li educa deve avere presenti gli eide (immagini) della sophrosyne, del coraggio, della eleutheriotes (generosità), della magnanimità e delle altre virtù sorelle. [402c]
Sophrosyne e eros
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L'educazione del corpo
Analoga alla medicina è l'arte giudiziaria: l'eccessivo ricorrere a giudici e a avvocati è paragonabile all'eccessivo ricorrere al medico.
La giustizia è in primo luogo un ideale di autocontrollo personale e politico. Per questo motivo non si può ridurre a una tecnica giudiziaria paternalistica. La diffidenza del Socrate "platonizzante" della Repubblica per il diritto e i tribunali può essere messa in connessione con l'argomento contro la coercizione esposto, nell'Apologia, da un Socrate forse più vicino alla sua immagine storica: la legge è fatta dagli uomini, per risolvere problemi che sorgono nel mondo degli uomini. Per questo trattare "il diritto" come un sistema impersonale, avulso dalla società, dalle relazioni e dalle scelte compiute dalle persone equivale a una fuga politica e morale dalle proprie responsabilità. Allo stesso modo, trattare il corpo come una macchina, il cui funzionamento non ha nulla a che vedere con le scelte e le responsabilità di chi lo vive equivale a consegnare il paziente al paternalismo dei medici. Ovviamente, il senso di questa critica al diritto varia a seconda del grado di autonomia delle persone nel mondo sociale, e della maggiore o minore presenza, in esso, di tipi di coercizione e manipolazione non giuridici. Fra i guardiani, i governanti (archontes) saranno coloro che daranno maggior prova di autonomia come capacità razionale di autogoverno; gli altri guardiani saranno il loro ausiliari. [414a] Questa selezione comporta l'istituzione di un gerarchia di governanti, ausiliari (guerrieri) e semplici cittadini (artigiani), che può essere confrontata con la struttura delle caste prevista nel Sanatana Dharma (induismo). Questa gerarchia deve essere legittimata. Il racconto fenicioGovernanti e ausiliari saranno sottoposti a una rigida disciplina, di tipo spartano: dovranno fare una vita comunitaria, e non dovranno avere proprietà, in modo da non avere nessun interesse personale, che li trasformi, da alleati, in padroni odiosi per i loro concittadini. [417a-b]
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