A cura di M. C. Pievatolo
Il quinto libro della Repubblica |
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Il problema delle donne
Al coro degli interlocutori curiosi e insistenti si unisce anche Trasimaco, il quale, con il suo abituale tono brusco, dice le persone convenute non sono lì per affaticarsi senza cavare un ragno dal buco, ma per ascoltare discorsi. Discorsi - aggiunge Glaucone - la cui misura è la vita intera. [450b]
Socrate mostra riluttanza: è consapevole di avere idee audaci, che appariranno ai più impossibili, o, qualora praticabili, tutt'altro che buone; e tiene a precisare che sta procedendo per tentativi, perché non è affatto certo delle cose di cui parla. [450c ss] Ma poi, incoraggiato da Glaucone, si decide a esprimere il suo pensiero. Fino al IV libro, Socrate ha parlato dei cittadini usando termini e pronomi al maschile: per esempio, ha impiegato costantemente la parola andres (esseri umani di sesso maschile) quando la lingua greca gli avrebbe permesso di usare anthropoi (esseri umani in genere). Per questo, ora occorre ritornare su cose che si sarebbero dovute dire di seguito nel discorso. La marginalità funzionale del sesso biologicoQuesto ragionamento, applicato agli esseri umani, implica che non ci sia motivo per assegnare compiti differenti in base al sesso: alle donne deve essere offerta la medesima educazione degli uomini: mousiké, ginnastica, arti marziali. Socrate è consapevole che le sue idee appaiono ridicole e sconvenienti agli occhi di un qualsiasi Ateniese perbene, in particolare per la proposta, di stile spartano, di far fare ginnastica alle donne, comprese quelle vecchie e brutte. Ma egli tratta questo punto di vista come relativo, connesso com'è alla cultura ateniese e allo sguardo maschile: anche l'usanza greca di fare ginnastica nudi, quando è stata introdotta, appariva brutta e ridicola, e appare tuttora tale alla maggior parte dei barbari, cioè dei non greci. [451e ss]
Socrate sta affrontando questo argomento in un mondo fortemente misogino, ed è consapevole che l'onere della prova ricade tutto sulle sue spalle. Tocca interamente a lui, cioè, dimostrare la tesi che la physis umana femminile abbia le medesime potenzialità di quella maschile, sia che questa idea sia il ghiribizzo di un burlone, sia che si faccia sul serio. Socrate propone la sua seconda argomentazione sulla rilevanza della differenza sessuale nel mondo umano discutendo con un interlocutore ideale, che ritenga valida la vigente divisione dei ruoli secondo il genere. [452e] Questo interlocutore potrebbe ricordare a Socrate che la sua polis ideale si basa sul principio che ciascuno deve fare quello che gli si addice kata physin (per natura). Ma la natura delle donne differisce da quella degli uomini, e dunque occorre destinarle a lavori diversi da quelli maschili. Che ragione c'è di derogare, contraddittoriamente, a questo principio di divisione attitudinale del lavoro?[452b ss] Per ribattere a questa obiezione occorre usare una procedura dialettica e non eristica: non si tratta, cioè, di procedere secondo il metodo della mera arte contraddittoria (antilogia), ma occorre capire che cosa si intenda per physis, e soprattutto in relazione a che cosa se ne parla. L'oggetto della discussione va distinto kat'eide, cioè secondo le specie o forme. [454a-b]
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L'irrilevanza della differenza di genereSocrate illustra la sua tesi con un
esempio:
Un simile ragionamento, osserva Glaucone, sarebbe ridicolo, perché - continua Socrate - in questo discorso non si pensava di contrapporre una natura all'altra nel loro complesso, ma si considerava solo quella forma (eidos) di diversità e di uguaglianza avente riferimento alle occupazioni. In relazione all'occupazione, un medico e un altro medico hanno la stessa natura, e un medico e un falegname una diversa. Analogamente, quando si parla di differenza fra il sesso maschile e il sesso femminile, occorre indicare il criterio che assumiamo come unità di misura per la differenza. Ci sono differenze rispetto alla capacità in una determinata techne o occupazione? Se sì, è giusto discriminare per quanto concerne l'accesso. Ma se la differenza fra maschio e femmina riguarda esclusivamente la sfera riproduttiva, non si vede come questa - di per sé - possa essere rilevante per quanto concerne le capacità in altri campi. Dunque le donne dei guardiani possono fare le stesse cose che fanno i maschi. [454c-d] In questo modo, l'onere della dimostrazione della rilevanza della differenza sessuale per la distribuzione delle occupazioni nella città è rigettato sulle spalle dell'ipotetico contestatore di Socrate, a cui si potrebbe dire che si può comprendere se uno è naturalmente portato per qualcosa soltanto mettendolo alla prova e vedendo come impara, e se riesce o no a trattenere quello che ha appreso.
L'immaginario interlocutore di Socrate ostile all'uguaglianza delle donne dovrebbe dimostrare che esistono dei lavori maschili e dei lavori femminili, cioè dei lavori che le donne svolgono in maniera eccellente, e altri lavori che sono fatti bene dai maschi. Ma, "se non ci dilunghiamo a parlare della tessitura e della cucina" vediamo che la differenza fra le attività dei due sessi non è nella specie, bensì - e solo genericamente - nel grado, anche se riconosciamo che, nel complesso, eccellono gli uomini rispetto alle donne, e sebbene ci siano molte donne migliori di molti uomini. [455a ss]
L'aspetto importante di questa tesi socratica è il seguente: anche se concediamo al nostro interlocutore sessista tutto quello che è possibile concedergli, da ciò non è possibile derivare nessun argomento a favore della discriminazione nell'accesso all'educazione e alla vita politica. Il fatto che pochi - o anche numerosi - esemplari di una categoria siano inferiori nel grado di eccellenza in una data attività, non è un motivo per escludere l'intera categoria da quella attività. La physis di una persona si rivela solo se viene messa alla prova. La natura non è un intero dato, ma qualcosa che viene in luce sempre relativamente, cioè sempre in relazione a un qualche criterio particolare, che spetta a noi chiarire. Perciò, se riceveranno la stessa educazione degli uomini, ci potranno essere, in vario grado, donne inclini alle occupazioni più varie; donne mediche, musicali, ginnastiche; donne guerriere, filosofe e regine. Nulla impedisce che le donne siano ammesse nelle due classi superiori della polis ideale, anche perché è interesse della polis che i cittadini - uomini e donne - siano il più possibile eccellenti. [456a ss] L'abolizione della famigliaAnche qui, Socrate ha l'onere di provare che una simile cosa sia possibile, e, se possibile, auspicabile. Ma egli chiede a Glaucone una licenza: di postulare l'esistenza di ciò che desidera e di esaminarlo, in modo da mostrarne l'utilità. La questione della realizzabilità, in questo modo, rimane per il momento sospesa. [458a-b] Socrate, in altri termini, chiede a Glaucone il permesso di ragionare - diremmo noi - come un utopista, cioè di costruire una misura critica per l'esistente senza porsi il problema della sua attuazione. Socrate propone un dettagliato progetto di accoppiamenti eugenetici, finalizzato al miglioramento della razza, e determinato politicamente da parte di autorità che non esitano a ricorrere, qualora ce ne sia bisogno, alla menzogna e all'inganno. per l'utilità dei governati. Questo progetto si rende indispensabile perché le persone che vivono insieme tendono ad unirsi fra loro per una necessità non geometrica, ma erotica (erotike). E occorre incanalare questi legami in modo che rafforzino l'unità della città. La città dovrebbe diventare simile a una grande famiglia, in cui tutti coloro che appartengono alla generazione precedente si devono considerare genitori di tutti coloro che appartengono alla generazione successiva, e viceversa. [458d ss] |
La felicità dei> guardianiSecondo Socrate, questo progetto è il
meglio che si possa pensare per la città. La polis viene
danneggiata se è lacerata da dissidi intestini, che la fanno diventare più
d'una invece di una sola. L'idiosis, cioè il particolarizzarsi o il farsi
privato del piacere e del dolore connessi a un medesimo evento, è un
elemento di dissoluzione. Ma questa dissoluzione ha luogo proprio quando
"mio" e "non mio" non viene detto da tutti con una sola voce, bensì
ciascuno ha un "mio" particolare.[462b ss] Ecco che cosa dice Socrate della città
ottimamente governata:
Questa koinonia fa sì che i governanti (archontes) non siano visti dai cittadini dell'ottima polis come dei despotai, bensì come dei salvatori e degli ausiliari. I governanti, a loro volta, non vedranno i governati come servi, bensì come stipendiatori e alimentatori. Dal momento che i guardiani non hanno una famiglia privata, essi considereranno la polis come la loro famiglia, senza avere relazioni privilegiate, e senza mescolare il loro interesse privato all'interesse pubblico, al cui servizio si pongono interamente. Il pubblico - almeno per le due classi superiori - è diventato identico al privato: non esistono più interessi personali legati alla famiglia, semplicemente perché le famiglie private sono state eliminate. Per questo motivo, i guardiani saranno anche felici, perché i loro interessi sono identici con quelli della città nel suo complesso, e la loro eudaimonia è l'eudaimonia della città - se, almeno, vogliono comportarsi da guardiani. La città, infatti, non solo prevede un meticoloso sistema di ricompense per i valorosi, ma anche la retrocessione fra gli artigiani per chi non è all'altezza del suo dovere. [466b-c ss] La meticolosa descrizione di questo sistema di incentivi, di punizioni e di stratagemmi educativi è intercalata della citazione di poeti come Omero ed Esiodo, trattati, qui, come autorità, a dispetto di tutte le precedenti critiche alla conoscenza e all'educazione poetica. [468c ss] Socrate propone, inoltre, che la sua città, se combatte con altre città greche, non si comporti come in una guerra (polemos) contro i barbari. La guerra interellenica va trattata come una lotta intestina (stasis) e può essere giustificata solo se usa le modalità e ha gli scopi di una operazione - diremmo noi - di polizia "intercittadina". E quindi sarà finalizzata esclusivamente a punire i responsabili del conflitto: il resto della popolazione non dovrà essere trattato come nemico, e non dovrà subire saccheggi, violenze, devastazioni e deduzioni in schiavitù. [469c ss]
La realizzabilità del progettoUn pittore che avesse dipinto un esemplare di perfetta bellezza non verrebbe sminuito dal fatto che questo esemplare non è reale o non è realizzato, proprio perchè il giudizio estetico su una cosa non dipende dalla sua realtà. Analogamente, la teoria non si può giudicare in base alla pratica: il problema di ciò deve essere non può essere risolto in base a ciò che è, proprio perché si tratta di due ambiti differenti.[472d ss] Con lo spirito di chi presenta un paradigma senza porsi il problema della sua realizzazione, Socrate aggiunge che il suo modello potrebbe attuarsi solo se i filosofi governassero, o se i governanti cominciassero a filosofare. [473d ss] I problemi politici sono problemi culturali. |
La filosofia comporta una forma di
eros, indirizzata all'apprendimento; è dunque l'avidità di
imparare non alcune cose, ma tutto. Si distingue, pertanto, da una mera
ricerca di informazioni su temi particolari. Chi impara in maniera
filosofica è diverso da chi ama gli spettacoli - cioè dal pubblico dei poeti
- perché si pone il problema della verità, una verità che va contemplata e
non posseduta.
[475b, e] Questo spirito distingue la filosofia
dalla doxa, cioè dal conoscere per sentito dire: anziché
disperdersi in una molteplicità paratattica di forme e di esempi
gradevoli, i filosofi vogliono capire e
padroneggiare gli schemi concettuali delle cose. Sono
dunque molto differenti dai fruitori delle performances poetiche,
anche se, proprio come i poeti sanno "tutto", essi aspirano ad imparare
"tutto". Come si distingue la scienza (episteme) dall'opinione (doxa)? Scienza e opinione - dice Socrate - non sono cose tangibili, bensì forme di dynamis, cioè di facoltà o di potenzialità. Come tali, si definiscono e distinguono solo in relazione al loro oggetto e agli effetti che producono. [477c-d] Dunque, scienza e sapere per sentito dire, se sono distinguibili, lo saranno in quanto potenzialità che si pongono in relazione con elementi differenti. La scienza si pone in relazione con , per ricavarne conoscenza. [478a] Con che cosa si porrà in relazione la doxa, se vogliamo distinguerla dalla scienza, senza ridurla a agnoia, cioè a una mancanza di conoscenza? Chi conosce per sentito dire non è disinformato. Ma non ha la capacità di indicare i paradigmi concettuali di quello che sa, proprio perché nella sua mente c'è solo una collezione di informazioni. Questo genere di descrizione, dice Socrate, si adatta benissimo all'amante degli spettacoli, che colleziona nella sua mente esempi molteplici, e non si vale di definizioni unitarie. Per questo, proprio perchè si vale di esempi affastellati senza interrogarsi sulla loro formula comune, la sua conoscenza sarà sempre ambivalente e sfumata - proprio come ambivalente, poco rigorosa, contraddittoria, è la conoscenza poetica.
Filosofia e sapere per sentito dire non sono stigmate evidenti, che caratterizzano, al modo del racconto fenicio, categorie particolari di esseri umani. Sono potenzialità e desideri (epithymiai) presenti in noi, e sono connessi alle modalità e alle aspirazioni con cui ci avviciniamo alla conoscenza. Il mondo della doxa ci presenta un fruitore passivo, smarrito nella molteplicità delle informazioni che gli sono trasmesse, perché non sa o non vuole fare lo sforzo di costruirsi un filo conduttore concettuale che dia un senso al tutto, al di là della paratassi. L'episteme, di contro, richiede l'impegno e l'interesse a capire ciò che ci viene trasmesso e a metterlo, consapevolmente, in parole proprie, a trovarne e criticarne le formule e i nessi. |