L'ottavo libro della Repubblica |
Quattro
modelli di costituzione La degenerazione dell'aristocrazia La timocrazia L'oligarchia La democrazia La tirannide |
A cura di M.C. Pievatolo
Glaucone chiede a Socrate
di riprendere il suo discorso da dove era stato interrotto, all'inizio del
V
libro. Socrate stava per illustrare i differenti tipi di
politeia o costituzione in relazione ai differenti tipi di
personalità umana, sulla base del principio
che la giustizia per il singolo ha il medesimo significato della giustizia
per la polis. Ci sono tante specie di uomini quante di
costituzioni, perché - dice Socrate - le politeiai nascono dai
costumi dei cittadini. [544d]Quattro modelli di costituzioneAll'aristocrazia, la politeia migliore, si aggiungono quattro forme costituzionali degeneri:
La degenerazione dell'aristocraziaSocrate racconta la storia della transizione delle costituzioni in parallelo con una storia di mutazione individuale, narrata nella forma di una saga familiare, che mostra come si possano allevare figli peggiori dei padri.
Socrate comincia a narrarci la vicenda con una invocazione ironica alla Musa, facendo il verso all'incipit dell'Iliade di Omero. [546a ss] Aggiungendo ironia a ironia, spiega, con un complicato ragionamento matematico, che esiste un numero perfetto (cioè un numero la somma dei cui divisori è uguale al numero stesso), pari a 216, che regola il ciclo delle riproduzioni umane; i reggitori della città non lo coglieranno, e decreteranno degli accoppiamenti in periodi sbagliati, che produrranno figli degeneri. Questi provocheranno, a loro volta, un ulteriore rimescolamento nella riproduzione, mischiando oro a argento, a bronzo e a ferro in una medesima persona. Ciò determinerà un'intima anomalia e discordia. |
Ci sarà un conflitto fra chi ha sete di guadagno e chi
ama le antiche istituzioni, che verrà risolto privatizzando e spartendo la
terra e riducendo i semplici cittadini a perioikoi
e servi. Così nasce la timocrazia, che conserva, della
costituzione precedente, l'onore per i magistrati e la vita comunitaria
dei guerrieri, ma è dominata non da filosofi, ma da uomini rozzi, che si
preoccupano solo della guerra e della ginnastica. La città è dominata
dall'elemento "irascibile"
(thymoeides), e dunque da uomini avidi di timé,
e, nascostamente, anche di ricchezze (soprattutto da vecchi) e piaceri.
Nel mondo timocratico, rinasce la famiglia privata: anche il figlio di una
persona perbene, poco avida di prestigio sociale e denaro, sentirà, fin da
giovane, madre e servi biasimare il padre come inetto, e diventerà
ambizioso e superbo: questo è il tipo d'uomo che corrisponde alla
timocrazia. [547b ss] Una ulteriore transizione, verso l'oligarchia, cioè la costituzione fondata sul censo, nella quale i ricchi comandano, e il povero non ha parte nel potere., è determinata dalla segreta avidità di denaro dell'uomo timarchico. Per emularsi a vicenda, i timarchici cominceranno a fare grosse spese, e sostituiranno gradualmente la sete di onore con la sete di denaro. [550c ss] Questo - per inciso - era quanto stava avvenendo a Sparta mentre Platone scriveva la Repubblica. La costituzione oligarchica stabilisce, imponendolo con la forza delle armi o del prestigio sociale, un criterio censitario per l'accesso alle cariche pubbliche e al governo della città. La città oligarchica sarà governata da una minoranza, più o meno numerosa a seconda della soglia del censo fissata come criterio per attribuire i diritti politici. Il suo errore fondamentale è connesso proprio al criterio censitario caratteristico dell'oligarchia: se questo criterio fosse adottato - dice Socrate, per la selezione dei piloti navali, un povero, anche competente, verrebbe escluso, a vantaggio di un ricco, anche incompentente. Il risultato sarebbe una ben triste navigazione: questo vale, a maggior ragione, anche per la polis. [551c-d] In secondo luogo, la città oligarchica è intimamente conflittuale, perché è quasi composta da due città, una di ricchi e una di poveri. In caso di guerra, i ricchi sono costretti a servirsi del popolo armato, e a temere più quello dei nemici, oppure a mettere in campo un esercito di pochi. In terzo luogo, gli oligarchici peccano di polipragmosyne, proprio perché pretendono, semplicemente in ragione del loro denaro, di occuparsi, con voce in capitolo, di tutto. In quarto luogo, lo stesso andamento del mercato costringe alcuni a vendere tutto quello che hanno ad altri. Si creerà, così, una minoranza di ricchi e una maggioranza di poverissimi. Ove il denaro è identico al potere, inoltre, fra coloro che si conserveranno o diventeranno ricchi ci saranno molti malfattori, che sfruttano e taglieggiano gli altri, e che Socrate paragona a fuchi muniti di pungiglione. [552a ss] Un mondo in cui l'economia è pensata come decisiva - sembra credere Socrate - è fatalmente un mondo oligarchico. Il tipo umano oligarchico è figlio di un timocratico, caduto in rovina e impoverito a causa della sua ambizione politica. Il figliolo, ammaestrato dalle esperienze paterne, si dedicherà al commercio per risollevarsi, mettendo da parte ogni ambizione. In lui dominerà la parte appetitiva dell'anima. Quest'uomo, grande lavoratore e risparmiatore, sarà una persona gretta e meschina, assolutamente disinteressata a pratiche antieconomiche come la paideia, o coltivazione di sé. Per questo avrà passioni da fuco, come il clientelismo e la tendenza ad abusare degli altri, soprattutto se sono deboli. Queste passioni, nei suoi rapporti d'affari, saranno tenute a freno solo dalla paura di perdere il credito. Le sue virtù, in altri termini, non sono tali da resistere alla prova dell'anello di Gige, ma gli conferiscono l'apparenza di un uomo retto. [553b ss] Gli affaristi al potere nei regimi oligarchici non pongono ostacoli all'indebitamento e all'impoverimento dei concittadini, che va, almeno immediatamente, a loro vantaggio. Questo condurrà alla creazione di una plebe, numerosa, giovane e forte, che si ribellerà ai ricchi, pochi, anziani e deboli. Nasce, così, la democrazia. Nella democrazia, dice Socrate, i cittadini sono liberi, e fanno e dicono quello che vogliono. Questa costituzione sembra molto bella, come un abito variopinto. Anzi, a ben guardare, chi vuole fondare una polis deve rivolgersi alla democrazia, che è una specie di supermercato delle politeiai. Nel mondo democratico regna la massima tolleranza, anche perché nessuno si preoccupa dell'educazione morale dei cittadini. [557d ss] Il tipo umano democratico nasce come figlio di un oligarchico, che lo abitua a una vita parsimoniosa, nella quale si dà soddisfazione, per motivi economici, solo agli appetiti necessari alla sopravvivenza. Ma questo tipo di educazione è insipiente, e può poco contro le cattive compagnie, che abituano il giovane rampollo oligarchico a una vita dissoluta e impudente, dandosi a piaceri scelti a caso, come per sorteggio (come venivano selezionati, in prevalenza, i cittadini per le cariche pubbliche ad Atene) [559e ss] Quest'uomo isonomikos sarà affascinante e versatile, e invidiabile ai più, avendo in sé i più svariati paradigmi di costituzioni e caratteri.
La tirannideI ricchi cercheranno di difendere le loro sostanze, diventando oligarchici, se non lo erano prima. Il popolo si farà proteggere da qualche prostates, cioè da un capo che riesce a imporsi all'attenzione collettiva. Il prostates è il germoglio da cui si sviluppa il tiranno. [565d] La posizione renderà il prostates assetato di potere, che userà per vendette personali, o per sopprimere le persone migliori di lui, che potrebbero fargli concorrenza. SI farà dei nemici, che cercheranno di ucciderlo: e questo sarà il pretesto col quale chiederà al popolo una guardia del corpo. Nasce, così, la tirannide. Una volta divenuto tiranno, il prostates cercherà di mostrare un volto affabile verso i concittadini, e susciterà guerre, per legittimarsi come capo e impoverire o sopprimere i suoi nemici interni. Si circonderà di mediocri, che staranno con lui per viltà o per sete di guadagno. E si varrà dei poeti per manipolare l'opinione pubblica. Infatti, i poeti, con le loro belle voci prezzolate, sono strumenti essenziali nella tirannidi e nelle democrazie: la loro importanza decresce man mano che si progredisce nella scala delle costituzioni. [568d ss]
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