L' EUTIFRONE
Il deuteragonista che dà il nome al dialogo ( che porta anche il titolo " Sul santo " ) é una figura di " sacerdote " di ben modesta statura morale . Qualcuno pensa che possa essere la stessa persona di cui si fa menzione nel " Cratilo " . Nel nostro dialogo Eutifrone é un personaggio gretto e di statura morale assai piccola . Egli fa il processo al padre non per malvagità , nè per ambizione , ma per cortezza di mente e piccolezza d'animo . Nel suo fanatismo intollerante e nella sua sicurezza farisaica , non sa vedere la realtà nelle sue giuste proporzioni . In sostanza , non é in malafede , in quanto é convinto di dover agire contro il padre per non " contaminarsi " ; ma oltre che vittima di un concetto di contaminazione estremamente ambiguo , é in errore in molti sensi . Ciò che Platone vuol suggerire con questo personaggio , é quanto segue . Eutifrone , sacerdote della religione ufficiale , che professa con tanta sicurezza di possedere l'esatta conoscenza del santo e dell'empio , non riesce , nella discussione con Socrate , se non a contraddirsi e a confondersi , mostrando di avere conoscenze tutt'altro che chiare ( crede di fare cose sante accusando il padre , mentre cade nell'empietà ) . Pertanto la religione ufficiale che Eutifrone rappresenta non ha affatto un adeguato concetto di santo . Il corretto concetto di santo può , invece , additarlo a Socrate , che ha superato quella fallace credenza sugli dei , con una ben più alta visione della divinità : proprio quella concezione che voleva insegnare agli Ateniesi e per cui é stato condannato . La scena del dialogo é il portico del tribunale che si occupava dei processi riguardanti le questioni connesse con questioni religiose , davanti al quale Socrate si trova per via della famosa accusa mossagli dagli Ateniesi ( vedi " L' Apologia " ) . L'epoca in cui il dialogo é immaginato é nel 399 a.C. , anno del processo di Socrate . L'epoca di composizione rientra nell'arco di tempo della giovinezza di Platone , che precede la fondazione dell' Accademia . Il ripetuto richiamo alla dottrina delle idee secondo una precisa e innegabile dimensione ontologica e l'impostazione logico-metodologica assai ben tracciata e sviluppata , porterebbero però a credere che l'Eutifrone non sia stato uno dei primissimi scritti , ma che sia stato composto da Platone già un pò avanti nella giovinezza . Socrate spiega ad Eutifrone di essere stato accusato di empietà , di corrompere i giovani e di molte altre cose . Eutifrone , dal canto suo , tira in ballo la causa in corso con suo padre , che egli ha accusato dell' omicidio di un suo dipendente con cui coltivava terreni a Nasso . Eutifrone , però , spiega a Socrate , che gli aveva chiesto se la vittima fosse suo parente , che questo non é importante . Eutifrone , poi , aggiunge che tutti i suoi parenti sono contro di lui perchè sostengono che la vittima fosse già , dal canto suo , un assassino : ma che cosa c'entra questo , chiede Eutifrone ? Essi , secondo lui , non sanno quale sia la legge divina circa il santo e l'empio . Ma che cosa é il santo e che cosa l'empio , chiede Socrate , sfruttando la solita " ironia socratica " e dicendo di non saperlo assolutamente , a differenza del suo interlocutore . Santo é , spiega Eutifrone , ciò che lui sta facendo al proprio padre : l'intentare un'accusa contro chi commette ingiustizia . Eutifrone dice di poter addurre una dimostrazione inconfutabile di ciò che dice : Zeus , il padre degli dei , é da tutti riconosciuto come il più giusto degli uomini ; e Zeus non aveva forse incatenato suo padre , Crono , che aveva ucciso mangiandoseli i figli della madre ? Ma Socrate spiega che questa é proprio la ragione per cui lui é accusato : non può infatti credere a certe cose che si dicono a riguardo degli dei . Socrate poi chiede a Eutifrone se lui crede a queste dicerie sugli dei ( come per esempio che combattano ) e lui dice di sì . Socrate cambia metodo perchè capisce che il suo " avversario " non é un'aquila e così gli spiega che la sua risposta alla domanda " Che cosa é il santo ? " é stata troppo generica ; si é infatti limitato a citare un caso particolare senza far conoscere quella forma per cui tutte le cose sono sante . Allora Eutifrone si cimenta nel dare una seconda definizione : santo é ciò che é caro agli dei mentre empio ciò che non lo é . Ma il santo é l'opposto dell'empio , chiede Socrate ? Certo , risponde Eutifrone . Socrate critica prontamente la seconda definizione data dicendo che gli dei ( sebbene lui non creda a queste cose ) sono spesso in guerra tra loro , presi da dispute e da contese : dunque non sono d'accordo su ciò che piace loro : alcuni diranno che una cosa é bella , ad altri non piacerà ; dunque le stesse cose saranno sante ed empie , perchè delle stesse alcune piaceranno ad alcuni dei ( quindi saranno sante ) , ma per altri dei saranno odiose ( quindi empie ) . Per questa ragione , dice Socrate , l'azione di Eutifrone verso suo padre potrebbe essere santa , ma anche empia : magari piace a Zeus , ma é sgradita a Poseidone ... : Socrate corregge così la definizione : santo é ciò che piace a tutti gli dei senza eccezione . Ma poi Socrate critica la sua stessa definizione : una cosa non é santa perché amata degli dei , ma é amata dagli dei perché é santa . Tuttavia non é saltata fuori l'essenza del santo : dire che é ciò che piace agli dei , é solo predicare un suo attributo : Socrate vorrebbe far arrivare Eutifrone all'idea di santo , ma egli si ostina a non capire , con un atteggiamento simile a quello di Ippia nell' " Ippia maggiore " : Socrate dice che le definizioni di Eutifrone assomigliano alle sculture di Dedalo , che si diceva che mettessero le gambe e fuggissero . Socrate dice che " santo é una parte di giusto " , ma quale parte del giusto é il santo ? Servire gli dei é una cosa santa , far loro cose gradite , mentre fare del male agli dei é empio . Santo é capacità di chiedere e di donare agli dei , dice Socrate , ma se così fosse ciò si ridurrebbe ad un'arte di commercio fra uomini e dei , privo di valori spirituali . E poi con questa definizione si ritornerebbe a quella secondo la quale " santo é ciò che piace agli dei " : l'uomo infatti donerebbe agli dei ciò che piace loro . Ciò che piace agli dei é ben diverso dal santo . Il dialogo si conclude senza che i due protagonisti siano giunti ad una definizione accettabile , senza essere cioè arrivati all'idea , o al santo in sè .