L'IPPIA MAGGIORE
I personaggi dell?ippia Maggiore sono tre , due presenti sulla scena del dialogo , il terzo così insistentemente evocato da Socrate da essere , a sua volta , quasi visibile agli occhi del lettore . Si tratta di Ippia , di Socrate e di uno Sconosciuto , un anonimo , chiamato in causa dal filosofo con insistenza . Ippia era un famoso filosofo nativo di Elide , vissuto nella seconda metà del quinto secolo a.C. Dotato di memoria straordinaria , eresse ad arte sistematica la mnemotecnica ; geniale , versatile , era anche caratterizzato da una sconfinata vanità e da un sensibile amore per la ricchezza ; va poi ricordato che Ippia era un accanito sostenitore della " polimathìa " , ossia del sapore enciclopedico . Ippia nel dialogo é pieno di sè ( proprio come nell' " Ippia Minore " ) , tracotante . Egli é erudito , dotato di svariate capacità e di notevoli abilità nello sfruttarle . Gli mancano tuttavia , forse nell'Ippia Maggiore ancora di più che nell' " Ippia Minore " , la finezza psicologica e l'intelligenza speculativa necessarie per seguire il ragionamento socratico , per superare il piano dell'esperienza ed approdare ad esiti qualitativamente diversi . Ippia non coglie la differenza tra una cosa bella e il bello in sè , non capisce la vera natura dello Sconosciuto che tormenta Socrate . Il dialogo per lui si riduce ad una sorta di monologo , da cui emerge con le proprie certezze intatte e con molti dubbi sul modo di procedere di Socrate . Non é in grado di risolvere il problema posto da quest'ultimo , ma neppure é disponibile ad apprendere qualche cosa di nuovo e di diverso dalle bellezza . Interessante può risultare l'esame del " terzo personaggio anonimo " , che si rende presente sulla scena lungo tutto lo svolgersi dell'opera , attraverso le parole di Socrate . Ma in fin dei conti chi é questo " Sconosciuto " o " anonimo " che dir si voglia ? Non é facile capirlo , ma le ipotesi avanzate sono molteplici ; vi é chi sostiene che sia il demone di Socrate , chi dice che sia il Platone in fase di superamento del suo maestro , che però vuole dare la sua opinione senza interferire troppo ; vi é poi chi dice che si tratti di un espediente artistico mediante il quale Platone opera una critica nei confronti di Ippia , evitando però di agire in prima persona e trasformando Socrate in un mediatore di messaggi . La seconda ipotesi pare la più attestata di tutte . Il dialogo si svolge ad Atene dove Socrate incontra il sofista in un modo che si può definire casuale . Non ci sono testimoni o particolari che possano aiutare a stabilire una precisa collocazione dell'evento nel tempo . L'autenticità dell'opera oggi pare assodata e non é più messa in discussione . L'Ippia maggiore va collocato alla fine di una fase platonica , per certi aspetti socratica , ma già proiettata verso acquisizioni del tutto nuove . Dopo aver fatto un confronto tra i grandi sapienti di un tempo ( come Pittaco , Biante , gli appartenenti alla cerchia di Talete e quelli che li seguirono fino ad Anassagora ) , che si erano per lo più tenuti lontani dalla politica , ed i sofisti , che invece nella politica vi sono fino al collo , dopo aver dimostrato il divario tra le tradizioni spartane e le dottrine sofistiche , Socrate tira in gioco il problema del bello . Socrate racconta di essere stato messo in crisi in un'occasione in cui parlava di cose belle e di cose brutte da un suo interlocutore ( lo Sconosciuto ) che gli aveva chiesto " Come fai a distinguere ciò che é bello da ciò che é brutto ? Che cosa é il bello ? " ; egli pone a sua volta la domanda ad Ippia , che prontamente risponde " bella é una ragazza , un cavallo ... " ; ma Socrate non é soddisfatto della risposta : infatti non gli aveva chiesto di elencargli cose che avessero la caratteristica di essere belle , bensì gli aveva chiesto che cosa fosse il bello e in che modo fosse possibile distinguerlo dal brutto : una ragazza non é infatti il bello , essa può essere anche brutta e lo stesso vale per il cavallo . Socrate cerca di far capire ad Ippia che se una ragazza é bella é perchè compartecipa all'idea di bellezza e pensa quasi di essere riuscito a mettere in crisi Ippia , che non può senz'altro negare ciò che gli dice Socrate ; ma ecco che Ippia , a sorpresa , cita l'oro : " se uno cerca il bello , questo altro non é che l'oro : é impossibile confutare questa definizione ! " ; Socrate gli dice che se rispondesse così a quel tizio ( lo Sconosciuto ) , egli non sarebbe comunque soddisfatto e potrebbe rispondere " Forse che Fidia , il famoso artista , ha effettuato brutti lavori solo perchè non si é servito dell'oro ? " ; ma Ippia , nonostante questa confutazione evidentissima , si ostina a non riconoscere le idee e la loro dottrina , e tenta così un'altra definizione : " Il bello é vivere una vita lunga e felice " ; ma Socrate si complimenta con Ippia per lo splendido stile in cui ha presentato la definizione , ma gli fa notare che lo sconosciuto davanti ad essa si metterebbe a ridere e , se si trovasse mai un bastone tra le mani , percuoterebbe anche chi l'ha pronunciata : infatti é troppo generale come definizione : cosa vuol dire vivere felicemente ? Per alcuni il vivere felicemente sarà lavorando , per altri no ; ad alcuni piacerà vivere a lungo , ad altri no . Dopo di che prova Socrate a dare qualche definizione : il bello é il conveniente : il conveniente é ciò che aggiunto alle cose le fa sembrare belle , anche se magari non lo sono ; quindi non é la definizione corretta : infatti si cerca il bello , non ciò che sembra bello . Socrate prova una seconda definizione : il bello é l'utile : gli occhi belli non sono certo quelli incapaci di vedere , ma piuttosto quelli che sono in grado di vedere e risultano utili a tale scopo . Lo stesso vale per gli occhi , le gambe e qualsiasi altra parte del corpo . Dunque utile é ciò che ha una certa capacità verso qualcosa e inutile ciò che non la possiede : la potenza é dunque una cosa bella e l'impotenza una cosa brutta ; Ippia é d'accordissimo su quest'ultima definizione e dice " hai proprio ragione , o Socrate : tra i politici infatti l'avere potere é bello , il non averne no " . Pare che si sia trovata quindi la giusta definizione , ma Socrate non é ancora soddisfatto : uno non può fare qualcosa se non ne é in grado ( chi lavora male , quindi , se non avesse il potere di farlo , non lo farebbe ) : i fanciulli fan più male che bene ( pur non rendendosene conto ) , e possono farlo perchè sono in grado , hanno il potere di farlo : dunque il ragionamento precedente cade : l'utile non é il bello . Socrate prova a dare una terza definizione : il bello é il piacere prodotto dalla vista e dall'udito : ma anche in questo caso Socrate non é soddisfatto , e dice che lo Sconosciuto lo sarebbe ancora di meno , che non potrebbe accettare tali risposte e il dibattito si conclude con la rinuncia alla soluzione del problema . Nei primi dialoghi , di cui L'Ippia Maggiore deve far parte , Platone aveva presentato l'indagine di Nei primi dialoghi Platone aveva presentato l'indagine di Socrate proiettata alla ricerca di definizioni,ossia di risposte corrette alla domanda:"Che cos'è x ?"(dove x sta per bello,giusto...).Per Platone la risposta a questa domanda consiste nel rintracciare l'idea in questione(per esempio l'idea di bellezza,di giustizia...).L'idea è dunque un "universale":ciò significa che i molteplici oggetti sensibili,dei quali l'idea si predica,dicendoli per esempio belli o giusti,sono casi o esempi particolari rispetto all'idea:una bella persona o una bella pentola sono casi particolari di bellezza,non sono la bellezza.Mentre gli oggetti sensibili sono caratterizzati dal divenire e dal mutamento,soltanto delle idee si può propriamente dire che sono stabilmente se stesse;proprio questa differenza di livelli ontologici,ossia di consistenza di essere,qualifica le idee come modelli rispetto agli oggetti sensibili corrispondenti.L'attività di un artigiano,per esempio di un costruttore di letti,è descrivibile da parte di Platone come un insieme di operazioni che mirano a foggiare un determinato materiale (in questo caso il legno) secondo il modello dell' idea del letto,alla quale egli si riferisce costantemente con il suo pensiero.L'idea è quindi dotata di esistenza autonoma,nè dipende per la sua esistenza dal fatto di poter essere pensata;essa è ciò di cui gli oggetti sensibili partecipano.