L'attualismo gentiliano si costruisce intorno ad alcuni precisi
nuclei teorici: 1. L'interpretazione di Hegel e la riforma della dialettica
hegeliana; 2. La teoria dell'atto puro 3. Il rapporto tra logica del pensare e
logica del pensato. Nella costruzione del suo sistema Hegel ha perduto, secondo
Gentile, l'unità di soggetto e oggetto raggiunta nella
Fenomenologia .
L'Idea hegeliana infatti, si articola nei momenti della logica e della filosofia
della natura concepiti come anteriori alla filosofia dello spirito, il che
ripropone un sostanziale e inammissibile dualismo. Inoltre Hegel separa l'
"
intelletto che concepisce le cose, dalla ragione che concepisce lo
spirito ". Da questo dualismo viene caratterizzata anche la concezione della
dialettica, irrigidita in concetti "astratti" e "immobili" che non rendono
ragione della dinamicità del reale. La dialettica va invece riformata attraverso
la lezione di Spaventa, che ha saputo cogliere l'unità viva e concreta delle
categorie nell'atto del pensiero. Attraverso Spaventa Gentile risale a Fichte e
afferma, in parte sulle orme del filosofo tedesco, la priorità dello spirito
inteso come pensiero in atto e come unità di coscienza e autocoscienza. "
La
dialettica del pensare non conosce un mondo che già sia, che sarebbe un pensato;
non suppone una realtà, al di là della conoscenza, e di cui toccherebbe a questa
impossessarsi; perché sa, come ha dimostrato Kant, che tutto ciò che si può
pensare della realtà (il pensabile, i concetti, l'esperienza) presuppone l'atto
stesso del pensare. E in questo atto vede perciò la radice di tutto. " (La
riforma della dialettica hegeliana, I) L'atto del pensiero pensante, o Atto
puro, è dunque per Gentile il principio e la forma della realtà in divenire.
Esso è "
autoctisi " (ossia creazione di sé) e sintesi
a priori: crea se stesso, ma attraverso un oggetto che è (fichtianamente)
condizione necessaria della sua attività e non può essere separato da essa. Ove
lo fosse, infatti, l'oggetto decadrebbe a "natura", a "pensato", a "passato",
assumendo un aspetto dogmaticamente oggettivo e inerte. La dialettica dell'atto
puro è, per Gentile, triadica e si articola nei due momenti della tesi e
dell'antitesi, ambedue unilaterali e astratti, e nel terzo momento della
sintesi. Il momento astratto della soggettività (tesi) è rappresentato
dall'arte, quello dell'oggettività (antitesi) dalla religione, mentre la sintesi
è propria della filosofia. Il compito della filosofia è, da un lato, quello di
rendere autocosciente questa dialettica dell'atto e, dall'altro, di opporsi ad
ogni interpretazione dell'attività dello spirito suscettibile di reintrodurre
rigidi dualismi e dogmatismi. In particolare Gentile sottolinea la netta
distinzione della filosofia dalla scienza, in quanto quest'ultima è dogmatistica
( "
presuppone il suo oggetto "), naturalistica e priva di storia ("
non può avere svolgimento, perché presuppone una verità perfetta "). La
filosofia, invece, coincide con la storia della filosofia poiché ogni posizione
filosofica realizza, nella sua forma specifica, l'autocoscienza dello spirito in
un dato momento storico. "
La nostra dottrina dunque è la teoria dello
spirito come atto che pone il suo oggetto in una molteplicità di oggetti, e
insieme risolve la loro molteplicità e oggettività nell'unità dello stesso
soggetto. Teoria che sottrae lo spirito a ogni limite di spazio e di tempo e da
ogni condizione esteriore; rende pure impensabile ogni sua reale moltiplicazione
interna, per cui un momento suo possa dirsi condizionato da momenti anteriori; e
fa quindi della storia, non il presupposto, ma la realtà e concretezza
dell'attualità spirituale, fondando così la sua assoluta libertà. " (Teoria
generale dello spirito come atto puro, XVI) Un altro aspetto centrale
dell'attualismo gentiliano è la dottrina del rapporto tra io empirico e io
trascendentale. L'
io trascendentale è "
quello che
si coglie nella realtà del nostro pensiero quando il pensiero si consideri non
come atto compiuto, ma, per così dire, quasi atto in atto ": un Io rispetto
al quale la nostra individualità, con le sue caratteristiche psicofisiche, si
configura come un oggetto finito e condizionato. In tal modo, l'autonomia e il
valore del soggetto umano concreto risultano nell'attualismo largamente ridotti,
e per lo stesso soggetto si delinea un preciso compito "educativo": quello della
propria autoelevazione all'universalità e all'autocoscienza dell'Io
trascendentale. Infine, dal punto di vista gnoseologico, l'atto puro si fonda
sull'opposizione Tra "logica del pensiero pensante" e "logica del pensiero
pensato", o tra "logo concreto" e "logo astratto. La prima è una logica
filosofica, dialettica e attivistica; la seconda e una logica astratta, formale
ed erronea. A questa seconda forma del pensiero appartengono le logiche formali,
antiche e moderne, che rendono invariabili e definitive le forme del pensiero,
fissandole come "cose" o "fatti". Anche l'errore è legato alla "logica
dell'astratto", in quanto scambia il pensiero coi pensati, l'atto con le sue
determinazioni, operando un'indebita astrazione dell'oggetto dal pensiero che lo
pensa.
ESTETICA E RELIGIONE
Accanto all'aspetto teoretico-sistematico, l'attualismo
gentiliano svolge anche alcune analisi concrete di momenti fondamentali
dell'esperienza e della cultura. Ciò accade, in particolare, in relazione alla
dimensione dell'arte e della religione, della pedagogia e della politica, che
vengono indagate nelle loro strutture teoretiche fondamentali. In verità questo
aspetto analitico dell'attualismo resta spesso sopraffatto dall'altro, più
teoreticistico e astratto, e le indagini gentiliane si risolvono, a volte, in un
gioco di puri concetti filosofici. Nell'opera dedicata all'arte Gentile si
sofferma essenzialmente su due temi: la soggettività dell'arte e il suo rapporto
con l'intera vita dello spirito (religione e filosofia). Sotto il primo aspetto,
l'arte si manifesta come il momento soggettivo dell'io in quanto è legata al
sentimento e alla sua immediatezza, ed esprime soprattutto l'individualità
dell'artista. Sotto il secondo aspetto, essa è però anche un atto sintetico, che
comprende tutti i momenti della vita dello spirito. L'arte, cioè, è sì
immediatezza del sentimento: ma solo in quanto questo assume consapevolezza di
sé e sa esprimere la complessità del mondo spirituale. L'arte acquista quindi
anche alcuni caratteri propri del discorso razionale. L'estetica gentiliana si
differenzia rispetto all'estetica di Croce su altri punti non meno rilevanti: il
rapporto tra forma e contenuto viene considerato come inscindibile e non
risolvibile in un privilegiamento della forma; il fondamento dell'arte è il
sentimento e non l'intuizione-espressione; lo scopo dell'estetica è non già
quello di ricavare una metodologia sulla base della quale formulare i giudizi
sull'arte e la non-arte (poesia e non-poesia), bensì l'altro di definire il
ruolo che l'esperienza artistica occupa nella dialettica del- lo spirito. Nelle
opere dedicate all'
esperienza religiosa -
Il
modernismo e i rapporti tra religione e filosofia (1909),
Discorsi di
religione (1920), la conferenza
La mia religione (1943) - Gentile
sviluppa una concezione della religione come momento dell'assoluta oggettività
dello spirito, dell'unità oggettiva del reale; ma è un momento che si rivela "
unilaterale, astratto e falso ", alla luce della filosofia. Quest'ultima,
infatti, dissolve i postulati dogmatici della religione e risolve lo stesso Dio
nell'attività dell'io trascendentale. La religione viene così, ad un tempo,
esaltata come la forma più alta della presa di coscienza del reale (prima
dell'autocoscienza filosofica) e superata in quanto concepita come inferiore
alla filosofia.
PEDAGOGIA E SCUOLA
Nell'importante saggio
Il concetto scientifico di
pedagogia (1900), Gentile avvia una rifondazione in senso idealistico della
pedagogia, negandone i nessi con la psicologia e con l'etica. Affermato che
l'oggetto specifico della pedagogia è l'educazione, egli sottolinea che questo
processo, in quanto rivolto a "fare lo spirito", si risolve nel "farsi dello
spirito", nella dialettica della vita spirituale - cioè nella filosofia. La
pedagogia si identifica così con la filosofia, come l'educazione si esprime
primariamente sotto forma di autoeducazione. Questi principi generali vengono
poi svolti nelle loro implicazioni concrete. Di particolare rilievo sono le tesi
sul rapporto tra maestro e scolaro. Esso è caratterizzato da un dualismo che
deve risolversi in unità attraverso la comune partecipazione alla vita dello
spirito che, tramite la cultura, muove dall'educatore verso l'educando e lo
riassorbe nell'universalità dell'atto spirituale. Nella vita della scuola il
maestro occupa quindi il posto centrale e in lui si esprime il modello formativo
spirituale e culturale che deve guidare l'alunno. Per quanto riguarda i suoi
contenuti culturali, la scuola che emerge dalla dottrina pedagogica gentiliana è
tanto legata alla tradizione umanistico- letteraria quanto sorda nei confronti
del sapere scientifico. Relativamente alla sua organizzazione, essa è
caratterizzata da un ordinamento gerarchico e centralistico. Si tratta anche di
una scuola aristocratica, pensata per gli "studi di pochi, dei migliori", e
rigidamente suddivisa a livello secondario in un ramo classico-umanistico per le
classi dirigenti e in uno professionale per il popolo. Nella scuola, infine,
viene introdotto l'insegnamento religioso a livello primario perché Gentile
considera necessario che gli uomini, i cittadini abbiano una concezione
religiosa della vita. Onde conseguire questo risultato "
è necessario
insegnare la religione ai bambini. E dato che siamo in Italia, dove la religione
cattolica è dominante, i bambini devono essere istruiti in essa ".
LO STATO ETICO E
TOTALITARIO
La filosofia gentiliana, per la sua esigenza di collegare
unitariamente tutti gli aspetti della vita pratica dell'uomo, oltre che per lo
stretto legame mantenuto con il pensiero di Hegel e della destra storica,
culmina in una
dottrina etico-totalitaria dello stato
. Lo stato è per Gentile il momento di unificazione della società. Davanti ad
esso individui e gruppi sono il "relativo", rispetto all'"assoluto". La
collettività nel suo insieme deve sentire e si deve ispirare agli stessi valori.
Lo stato è la sorgente di elaborazione concreta di questi fini unitari della
collettività: di qui il suo carattere morale. Alla luce di tale dottrina si
comprende come il pensiero politico gentiliano possa essersi connesso
strettamente col fascismo: con la visione autoritaria ed anti-individualistica
dello stato, con la sua mistica della patria e della sua "missione" spirituale.
Anche le ultime riflessioni del filosofo contenute in
Genesi e struttura
della società , pur abbozzando un "nuovo umanesimo del lavoro" che rivaluta
in qualche misura il soggetto umano e l'interazione tra gli individui, rivelano
che Gentile non esce mai dal quadro di una concezione centralistica e
totalitaria della comunità politica.Una pur rapida menzione merita anche
l'instancabile attività di Gentile come organizzatore di cultura. Tale attività
si esplicò soprattutto in sede editoriale. Il padre dell'attualismo organizzò
numerose collane (di contenuto prevalentemente filosofico) presso vari editori
italiani. Inoltre fondò e diresse alcune importanti riviste, quali il "Giornale
critico della filosofia italiana" (1920-1944), "Educazione fascista" (1927-1933)
e "Civiltà fascista". Attraverso queste attività Gentile tese a sviluppare la
presenza dell'attualismo nella cultura filosofica italiana e a renderne
espliciti i presupposti storici (da Vico a Gioberti) e le applicazioni nelle
varie sfere della cultura (educazione, arte, religione). Ma la principale
impresa culturale realizzata dal filosofo fu la promozione (con G. Treccani) e
la direzione dell'Enciclopedia italiana, pubblicata dal 1929 al 1937 in 36
volumi. L'opera veniva in qualche modo a rappresentare la summa della cultura
moderna, orientata secondo i princìpi dell'idealismo e dello storicismo. Attorno
a questo ampio e ambizioso progetto culturale Gentile favorì la confluenza di
intellettuali di vario orientamento (ivi compresi alcuni esponenti della cultura
cattolica e perfino antifascista ) allo scopo non solo di realizzare un
obiettivo di egemonia culturale, ma anche e soprattutto per promuovere il
consenso degli intellettuali nei confronti del fascismo.
INDIETRO