BREVE RIASSUNTO DEL PENSIERO
Alla base del sistema platonico vi é quella concezione dualistica che segnerà profondamente i successivi sviluppi della filosofia occidentale : da una parte l' Iperuranio , il mondo delle idee perfette ed eterne , dall' altro l' universo fenomenico , pallida ombra e copia imperfetta di quello . Al primo appartiene anche l' anima , imprigionata in un carcere corporeo da cui aspira a liberarsi ; questa conosce le cose attraverso l' affiorante ricordo delle idee , che delle cose stesse sono i puri archetipi e che essa ha contemplato nella sua esistenza anteriore . Da qui la condanna , sofferta ma inevitabile , di ogni forma di arte , che della realtà sensibile é a sua volta imitazione ( mimesi ) , e l' aspirazione a costruire una " politeia " terrena , che rifletta in qualche modo le idee di Bene e di Ordine del mondo iperuranico , dal rigido statalismo della Repubblica fino agli esiti teocratici delle Leggi . Due sono comunque le caratteristiche fondamentali del pensiero platonico : la sua asistematicità , che trova espressione coerente nella forma " aperta " del dialogo , e il suo tentativo di porsi come sintesi di tutte le posizioni che avevano caratterizzato il dibattito precedente , da Eraclito e Parmenide fino a Socrate e ai Sofisti ; e infatti non é un caso che molti dei protagonisti di tale dibattito siano anche scelti come interlocutori dei dialoghi , quasi come se Platone li chiamasse a far parte di un' ideale giuria , che non possa non riconoscere nella sua dottrina il punto d' arrivo di una ricerca iniziata due secoli prima in Ionia . Il perpetuo fluire eracliteo e l' eterna immutabilità dell' Essere parmenideo , l' Uno degli Eleati e il molteplice degli atomisti , il relativismo di Protagora e la fede socratica in un mondo di valori assoluti : tutto confluisce nel grandioso e variegato edificio che Platone ha innalzato sulle rovine antiche della " sapienza " , spesso utilizzandole come materiale di ri-uso . Ma per far ciò egli ha dovuto pagare un duplice prezzo , compiendo una scelta traumatica , che il suo maestro Socrate si era rifiutato di fare . Innanzitutto ha accettato di fissare nell' univocità della parola scritta le dinamiche movenze del dialogo , trasformandolo in un vero e proprio genere letterario . Poi si é visto costretto a trasferire sul piano ontologico la frattura del logos già avvenuta sul piano concettuale , creando due universi paralleli nei quali collocare rispettivamente doxa e aletheia , opinione ingannevole data dai sensi e verità assoluta derivante dalla contemplazione razionale degli archetipi che sono le idee , e facendo passare questa scissione anche all' interno dell' uomo , irrimediabilmente lacerato dal dualismo corpo-anima : questi due eventi , il farsi scrittura del logos e la rottura del suo nucleo , segnano la morte definitiva della sophia e l' avvento della philosophia , di quella " non amante " ( nonostante il nome ) , ma distruttrice . Di questo doloroso passo , reso necessario dalle profonde trasformazioni di un mondo che non era più quello degli antichi sapienti , Platone é pienamente consapevole , e lo dimostra la paradossale condanna della scrittura espressa nel Fedro e l' ancor più sconcertante dichiarazione contenuta nella Lettera VII , secondo cui egli non ha mai messo nè mai metterà per iscritto il vero cuore della sua dottrina , poichè " non é assolutamente qualcosa che si possa esprimere a parole , come le altre discipline , ma solo dopo lunga dimestichezza e comunanza di vita riguardo alla materia stessa , all' improvviso si manifesta all' anima , come luce che si accende da fuoco che guizza , e si nutre poi di sè medesima " . Che Platone avesse affidato alla scrittura solo una parte dei suoi insegnamenti é confermato dal riferimento di Aristotele ( Fisica , 209b 14 ) ai suoi agrafa dogmata , espressione che lascia intendere l' esistenza di una dottrina esoterica , cioè riservata a una ristretta cerchia di discepoli , che il fondatore dell' Accademia non riteneva opportuno divulgare all' esterno . Certo , in mancanza di dati sicuri , rimane impossibile stabilire il peso specifico di tali " dottrine non scritte " nel contesto del pensiero platonico , quale ci é dato di conoscere dai Dialoghi , ma gli influssi pitagorici ed orfici affioranti anche in essi possono lasciarci supporre che Platone intendesse affidare a tali insegnamenti segreti una memoria sapienziale destinata a salvarsi dal generale naufragio di una cultura che ha avuto in Socrate il suo ultimo esponente .
Non v' é dubbio che Platone dimostra nei suoi dialoghi una raffinata conoscenza della tecnica drammatica , con una resa artistica che non sarà mai più raggiunta da chi si é cimentato con questo genere letterario per scopi prettamente filosofici . Di esso Platone non fu con tutta probabilità l' inventore , ma fu sicuramente colui che lo portò a maggior perfezione . E' un dato di fatto che la cultura ateniese di quel tempo era dominata dallo spirito del dramma , e ciò non poteva non esercitare il suo influsso su Platone , ma non solo dal punto di vista tecnico , ma anche perchè la forma dialogica maturata dal teatro " era considerata tramite per eccellenza per trasmettere un messaggio pedagogico e in genere culturale " ( G. Arrighetti ) . I dialoghi di Platone sono collocati in cornici e scene a volte minuziosamente descritte ( é il caso della campagna ateniese del Fedro ) e la loro struttura risulta spesso da una sovrapposizione elaborata di piani cronologici e di livelli narrativi e drammatici : i discorsi del Simposio sono riferiti da Apollodoro , che li ha appresi a sua volta da Aristodemo , presente al convito in casa di Agatone , e lo stesso avviene nel Parmenide , in cui la conversazione tra Socrate e gli altri interlocutori é narrata da Cefalo , che l' ha udita da Antifonte , al quale é stata a sua volta riferita da Pitodoro , testimone diretto di essa : é stata proprio la compresenza , all' interno dei dialoghi , di queste due diverse tecniche ( quella " dal vivo " e quella mediata dal racconto di un personaggio ) , che ha indotto alcuni studiosi a servirsene come criterio per stabilire la successione cronologica dei vari scritti , nella convinzione che la forma in prima persona caratterizzi quelli della prima e dell' ultima fase . I personaggi non sono semplici portavoce delle varie tesi , ma risultano fortemente caratterizzati e magistralmente delineati , senza mai indulgere alle facili generalizzazioni : così tra i Sofisti , verboso é Gorgia e Prodico pedante , cinici e arroganti sono Callicle e Trasimaco , ma Protagora ha il " bon ton " dell' intellettuale garbato e rispettoso delle opinioni altrui ; ugualmente varia é la schiera dei socratici , fra i quali spiccano Alcibiade , geniale e sregolato , Critone , pronto a ricorrere all' illegalità pur di salvare il maestro , Fedone , che al pensiero dell' imminente morte di Socrate prova un' " insolita mescolanza di piacere e dolore " , Fedro , col suo ingenuo entusiasmo per i virtuosi della parola . Su tutte campeggia , ovviamente , la figura di Socrate , anche se rimane il dubbio che proprio in essa vi sia una certa tendenza all' idealizzazione , che ne fa sempre e comunque il simbolo dell' onestà intellettuale , del rigore etico , del coraggio e della virtù : se l' ironico figlio della levatrice Fenarete avesse potuto " leggersi " nei dialoghi dell' allievo , forse avrebbe davvero esclamato , come riferisce Diogene Laerzio in un aneddoto ritenuto dai più fantasioso : " Per Ercole , quante bugie dice su di me questo giovane ! " . Le eccezionali doti artistiche di Platone brillano non solo nella caratterizzazione dei personaggi , ma anche nella descrizione degli ambienti e dei luoghi : dalla solarità mediterranea del panico meriggio del Fedro , alla titanica vastità degli spazi siderali in cui ruota inquietante il cosmico fuso di Anànkè , l' axis mundi della visione di Er ; dal festoso calore del convito di Agatone , alla fredda cella , appena rischiarata dalle prime luci dell' alba , in cui Socrate nel Critone attende il proprio destino di morte . Altro terreno in cui germogliano rigogliose le qualità poetiche di questo dichiarato nemico della poesia é quello dei cosiddetti miti , categoria sotto la quale si sogliono genericamente far rientrare quelle celebri creazioni fantastiche che Platone intercala spesso a supporto della sua speculazione , ma che potrebbero anche vivere di una loro autonoma vita poetica . Miti veri e propri sono il racconto di Aristofane nel Simposio , la saga di Atlantide e quella di Er , nonchè la visione escatologica contenuta nel finale del Gorgia ; di parabole o allegorie si dovrebbe invece più esattamente parlare a proposito di certe immagini come quelle , celebri , della caverna o della biga . La lingua di Platone é il purissimo attico , ricco però di neologismi e di " hapax " , che rivelano lo sforzo riuscito di creare una nuova terminologia filosofica , che possa essere veicolo adatto a comunicare contenuti tanto elevati . Il suo stile é straordinariamente duttile : le qualità mimetiche prima ricordate si traducono spesso in artistica " ethopoiia " , come nel caso dei discorsi attribuiti ai convitati nel Simposio . Nè lingua nè stile di Platone rimangono però inalterati nel tempo : anzi , proprio a partire da certe variazioni ( riguardanti , fra l' altro l' uso dello iato e di alcune clausole ritmiche ) i sostenitori del criterio detto " stilometrico " hanno cercato , assumendo le Leggi come opera più tarda , di stabilire la successione cronologica dei dialoghi .