L'uomo libero, cioè colui che vive sotto la sola guida della ragione, non è guidato dalla paura della morte, ma desidera direttamente il bene, cioè agire, vivere, conservare il proprio essere avendo quale fondamento la ricerca del proprio utile; perciò a nulla pensa meno che alla morte e la sua saggezza è una meditazione della vita. (B. Spinoza, "Etica" IV prop. LXVII)
Spesso la filosofia può far sentire la propria voce anche tramite il linguaggio poetico, ricco di immagini e piacevole a udirsi: a tal proposito, Lucrezio (De reruma natura, IV, 10 e seguenti), con un topoV destinato a riscuotere grande successo nella letteratura successiva (ancora Tasso se ne avvale nella Gerusalemme liberata), asserisce che - come il medico cosparge di miele la medicina per renderla meno sgradevole al fanciullo che deve assumerla -, così lui si propone di mettere in versi le verità filosofiche dell'epicureismo per renderle più gradite al proprio uditorio:
come i medici, quando cercano di dare ai fanciulli
il ripugnante assenzio, prima gli orli, tutt'attorno al bicchiere,
cospargono col dolce e biondo liquore del miele,
perché nell'imprevidenza della loro età i fanciulli siano ingannati,
non oltre le labbra, e intanto bevano interamente l'amara
bevanda dell'assenzio e dall'inganno non ricevano danno,
ma al contrario in tal modo risanati riacquistino vigore;
così io ora, poiché questa dottrina per lo più pare
troppo ostica a coloro che non l'hanno coltivata,
e il volgo rifugge lontano da essa, ho voluto esporti
la nostra dottrina col canto delle Pieridi che suona soave,
e quasi cospargerla col dolce miele delle Muse,
per provare se per caso potessi in tal modo tenere
avvinto il tuo animo ai miei versi, finché comprendi tutta
la natura e senti a fondo il vantaggio.
La poesia, infatti, può essere intesa come ammaestratrice in grado di "condire in molli versi" le verità che la filosofia troppo spesso ci propone in forme trattastiche, aride e - dunque - poco piacevoli. Mi sono pertanto proposto di riportare - in ordine sparso - alcune poesie a mio avviso particolarmente significative sul piano filosofico, oltre che particolarmente gradevoli (o che tali mi sono risultate).
Leopardi: L'infinito
Belli: Er caffettiere fisolofo
Baudelaire: Albatros
D'Annunzio: La pioggia nel pineto
Dante: Ulisse (canto XXVI dell'Inferno)
Petrarca: Chiare, fresche et dolci acque
Orazio: Carpe diem
Saffo: Mi pare simile a un Dio
Cecco Angiolieri: S'i fossi foco
Leopardi: Il sabato del villaggio
Catullo: Vivamus atque amemus
Bertolt Brecht: Sul muro
Bertolt Brecht: Mio fratello aviatore
Bertolt Brecht: Domande di un lettore operaio
Simonide di Ceo: Volo di mosca
Mimnermo: Come le foglie
C. Pavese: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Rendiamoci dunque conto delle nostre possibilità: noi siamo qualcosa, ma non siamo tutto; quel tanto di essere che possediamo ci nasconde la vista dell’infinito. [...] Questa è la nostra vera condizione, la quale ci rende incapaci di sapere con certezza e di ignorare assolutamente. Noi navighiamo in un vasto mare, sempre incerti ed instabili, sballottati da un capo all’altro. Qualunque scoglio a cui pensiamo di attaccarci e restare saldi, viene meno e ci abbandona e, se l’inseguiamo, sguscia alla nostra presa, ci scivola di mano e fugge in una fuga eterna. Per noi nulla si ferma. Questa è la nostra naturale condizione, che tuttavia è la più contraria alla nostra inclinazione: desideriamo ardentemente trovare un assetto stabile e una base ultima per edificarvi una torre che si levi fino all’infinito, ma ogni nostro fondamento si squarcia e la terra s’apre in abissi. (B Pascal).
|
|
|
|
|
|