IL LISIDE
Dei personaggi del Liside non si sa molto . Sembra quasi che Platone , volendo trattare dell' amicizia , cioè di un sentimento che può riguardare ogni uomo , non si sia preoccupato di scegliere interlocutori noti , ma abbia piuttosto puntato sulla giovane età dei medesimi , perchè la considerava la più adatta e naturale per il sorgere di legami profondi . Questi personaggi , pertanto , hanno in comune una grande disponibilità al sentimento dell' amicizia e dell' amore ed una grande freschezza nel viverli . Pare che Liside sia realmente esistito ; sarebbe stato figlio di Democrito del demo di Aissone e avrebbe avuto una figlia di nome Istmonike . Nel dialogo é presentato come un ragazzo giovane ed ancora sotto la rigida tutela dei genitori , ma animato da un vivo desiderio di apprendere da chi ne sa di più di lui , tramite la discussione . Legato a profonda amicizia a Menesseno tanto da suscitare l' ammirazione e l' invidia da parte dello stesso Socrate per il possesso di un tale bene , ha anche un asopetto molto attraente e fa nascere un' intensa passione in Ippotale . Chi sia costui , non si sa esattamente . Nel dialogo é portatore di un modo di amare , sicuramente sincero ed appassionato , ma destinato a suscitare le ironiche battute di Ctesippo e degli amici , perchè inconcludente e senza speranza , ed anche gli acuti ed efficaci rimproveri di Socrate , cui egli si rivolge per avere consigli . Ctesippo che , con Ippotale , si fa incontro al filosofo non appena lo vede e lo invita ad unirsi a loro , era un discepolo di Socrate che assistette alla sua morte ed é anche presente nell' Eutidemo come interlocutore . La sua , nel dialogo , é una funzione unicamente drammatica che svolge con vivacità e suscitando simpatie , ma non ha rilevanza per l'approfondimento della tematica . A Menesseno é legata una parte del dialogo , quella in cui Socrate cerca di precisare chi sia l' amico , se chi ama o chi é amato e che si conclude nel giro di breve tempo con il riconoscimento , da parte del giovane , della mancata correttezza nell' impostazione della ricerca . Nelle ultime battute del dialogo compaiono anche i pedagoghi di Liside e Menesseno , a conferma ulteriore della giovane età dei ragazzi e per permettere di sciogliere con un buon pretesto una riunione da cui , per il momento , non poteva emergere più nulla di interessante . Per quanto riguarda Socrate , egli resta la voce fondamentale cui Platone affida un preciso messaggio ; interlocutore acuto e brillante , lascia intendere di sapere molto più di quello che dice e di essere in grado di spingere il proprio sguardo ben oltre i limiti del dialogo . Il luogo di svolgimento del dialogo é una palestra di recente costruzione , situata lungo la strada che passa presso le mura di Atene . Sull' autenticità del Liside non vi sono più dubbi e una significativa conferma della paternità del dialogo viene anche dalla sua stretta parentela con " Il simposio " . Per quanto concerne la data di composizione dell' opera bisogna rilevare che il Liside non é un dialogo di facile e di sicura collocazione cronologica e sono nate a riguardo diverse discussioni : vi é chi lo vorrebbe tra i dialoghi giovanili , e chi invece opta per quelli della maturità . Tuttavia pare evidente la parentela con " Il Carmide " . Addentriamoci ora nel dialogo , che inizia con l' incontro di Socrate con Ippotale e Ctesippo e la confessione di amore per Liside da parte di Ippotale ; da qui prende il via il discorso circa l'amore e l'amicizia . Poi Socrate scherza un pò con Liside chiedendogli se i suoi genitori lo amano davvero e vogliono che sia il più felice del mondo . Lui , chiaramente , dice di sì . Ma Socrate , scherzosamente , gli fa notare che non gli lasciano fare nulla da solo , non gli lasciano amministrare la casa ( che è amministrata da un domestico ) , non gli lasciano guidare la biga 8 a questo é addetto il cocchiere ) e non lo lasciano neppure andare a scuola da solo ( é infatti accompagnato da un servo ) e neanche nell'edificio scolastico é libero perchè deve sottostare ai professori . Solo quando si tratta di far scrivere qualcuno si rivolgono a lui e lo lasciano agire liberamente . Come mai ? Socrate gli spiega che la fiducia in una persona si fonda sulle sue competenze e ad essere amato é chi si rivela sapiente e , di conseguenza , utile . I sapienti infatti , proprio perchè utili , sono amati da tutti , in primis dai genitori , mentre i non sapienti non li ama nessuno ( neanche oi genitori ) perchè sono inutili . Socrate in questo modo esorta Liside ad affrontare gli studi seriamente e con costanza affinchè possa diventare sapiente e quindi essere apprezzato . Dopo questo discorso socratico indirizzato a Liside , entrano in scena anche Ctesippo e Menesseno , che si era dovuto assentare perchè richiamato dal suo " accompagnatore " ; Liside , entusiasta , prega Socrate di ripetere il magnifico discorso che ha appena tenuto a lui , perchè possano sentirlo anche gli altri ; Socrate invece invita Liside a ripeterlo ma Liside é timoroso di sbagliare e di fare brutte figure con il grande amico Menesseno , abile parlatore , così Socrate decide di interrogare Menesseno per sondare le effettive capacità del giovane . Socrate gli dice che lui , più di ogni altra cosa , desidera avere amici e nel vedere due amici come loro , Liside e Menesseno , é felice e geloso allo stesso tempo . Ma amico é chi ama o chi é amato ? Menesseno risponde che per lui non c'é differenza , ci si ama allo stesso modo . Ma Socrate gli fa notare che talvolta colui che é amato arriva al punto di odiare colui che lo ama e Menesseno deve ammettere che é vero . Menesseno si corregge dicendo che quando l' amore non é reciproco nessuno dei due ama . Ma Socrate gli fa notare che chi ama , anche senza essere ricambiato , in effetti ama e quindi é un amore , ma non biunivoco . Però non arrivano a nessuna conclusione accettabile e così , pensando di aver mal impostato la discussione ( del parere é anche Liside ) , ricominciano la discussione . E così Socrate dice che gli amici sono una guida verso la sapienza e aggiunge che si é soliti dire che il simile stringe amicizia con il simile . Quando un uomo malvagio si avvicina ad un altro uomo malvagio più lo frequenta più lo odia , e quando un uomo malvagio si avvicina ad un uomo retto é impossibile che nasca l' amicizia tra i due . L' amicizia può solo instaurarsi tra persone integre e corrette . Ma Socrate non é ancora convinto e si domanda quale vantaggio o danno una cosa simile potrebbe procurare ad un' altra simile , che essa stessa non possa procurarsi . Dunque il simile non può essere amico del simile ; forse il buono potrebbe essere amico del buono , non tanto perchè simile , quanto piuttosto proprio perchè è buono . Ma comunque il buono basterebbe a se stesso . Perchè quindi dovrebbero ritenersi importanti a vicenda ? Non possono essere amici , a meno che non si attribuiscano dei valori reciproci . Dunque amici tra loro potrebbero essere gli opposti , perchè hanno bisogno reciproco : Socrate considera il secco e l'umido , l'amaro e il dolce , il freddo e il caldo ed altri . Senza uno degli opposti non esisterebbe neanche l' altro : il dolce senza l' amaro non potrebbe essere . Sembra che Socrate e Menesseno siano arrivati in porto , ma Socrate si accorge che quanto detto é assurdo perchè se quanto detto fosse detto ( cioè che gli opposti sono amici ) , allora il nemico sarebbe amico all'amico . Va quindi scartata anche questa ipotesi . Forse ciò che non é nè buono nè cattivo potrebbe essere amico del buono , dice Socrate , confondendo Menesseno : il corpo , di per sé , non é nè un bene nè un male , ma é la causa del male ( della malattia ) ed é anche amico del bene , la medicina . Dunque si potrebbe dire che ciò che non é nè buono nè cattivo é amico del buono a causa del male e in vista del bene . Socrate é soddisfatto della sua definizione di amicizia proprio come un cacciatore con la preda in pugno ; ma poi , stranamente insospettito , dice che forse anche questa definizione non é corretta : infatti , servendosi ancora della metafora usata in precedenza , dice che il corpo non é nè male nè bene , la malattia é male , la salute é bene , ma che ciò che non é nè bene nè male di fronte al male diventa amico del bene in vista del buono e dell'amico . Dunque l'amico é amico dell'amico , a causa del nemico . Ma anche qui Socrate spiega che occorrono delle precisazioni : una cosa é amica ad un'altra cosa amica in vista di un'altra cosa amica , ma così si andrebbe avanti all'infinito e non avrebbe senso : Socrate introduce allora il Primo Amico , in vista del quale sono amiche anche tutte le altre cose : é l'unico modo per cavarsi d' impaccio . Ma se le cose andassero davvero così ( cioè che una cosa é amica ad un'altra amica a causa di una nemica ) , se venisse meno il male ( il nemico ) , allora non vi sarebbe più ragione dell' amicizia . Dunque anche questa definizione , che sembrava calzare a pennello , si rivela contradditoria . L' amicizia pare proprio , a questo punto , che scaturisca dall' affinità tra gli amici . Ma ciò che é affine é anche simile ? Questa é la domanda che sorge spontanea . Ciò che é buono é affine ad ogni cosa o ciò che é male é alieno a tutto ? Oppure , il cattivo é affine al cattivo , il buono al buono e ciò che non é nè buono nè cattivo a ciò che non é nè buono nè cattivo ? Questi sono altri quesiti che si accavallano inevitabilmente . Sia Liside sia Menesseno optano per l' ultima , ma Socrate fa loro notare che si ritornerebbe dall' inizio perchè il malvagio non é amico al malvagio ... Arrivano a concludere che conclusione non c'é e il dialogo si conclude come molti altri : non si é stati in grado di rispondere alla domanda " che cosa é x ? " , dove x in questo caso stava per amicizia .