Da dove ha tratto Dante la materia del suo Inferno, se non da questo nostro mondo reale? E nondimeno ne è venuto fuori un inferno bell'e buono. Quando invece gli toccò di descrivere il cielo e le sue gioie, si trovò davanti a una difficoltà insuperabile: appunto perché il nostro mondo non offre materiale per una tale impresa. Perciò non gli rimase che trasmetterci, in luogo delle gioie paradisiache, gli ammaestramenti, che a lui furono là impartiti dal suo antenato, dalla sua Beatrice, e da differenti santi. Da ciò appare abbastanza chiaro di che natura sia questo mondo. (Schopenhauer, "Il mondo come volontà e rappresentazione")
|
| |